intervista ad E. G. a cura di Silvia Lisena
Ha venticinque anni, è in carrozzina per una sindrome da regressione caudale che l'ha colpita alla nascita, e si barcamena tra lavoro, università ed allenamenti di tennis: è E. G., una ragazza solare ed estroversa. Da un anno, è volontaria in CRI [Croce Rossa Italiana] presso un comitato in provincia di Torino.
Eh sì, perché la carrozzina non rappresenta assolutamente un impedimento per poter svolgere questa attività e per viverla davvero a tutto tondo.
Leggete la nostra intervista per saperne di più!
Ti ringraziamo per averci gentilmente concesso questa intervista.
Quali sono le tue mansioni nella CRI del tuo comitato?
«Svolgo l’attività di centralino e tutte le attività del gruppo giovani: organizziamo varie raccolte fondi e viveri durante l’anno, inoltre siamo presenti con varie attività di gioco per i bambini alle manifestazioni del paese.»
Quali sono state le ragioni che ti hanno spinto a farlo?
«Semplicemente volevo sentirmi utile. Non sapevo nulla della CRI e, iniziando a farne parte, mi si è aperto un mondo che mi sorprende ogni giorno di più, proprio perché è qualcosa che fa stare bene me. Oltre al fatto che, ovviamente, si tratta di un modo per aiutare le persone in difficoltà, anche senza essere per forza un soccorritore: ognuno è utile a seconda delle sue capacità e potenzialità!»
Cosa ritieni che ti abbia dato la CRI?
«Grazie alla CRI, ho imparato a rivalutare la vita sotto altri punti di vista morali, ad apprezzarne degli aspetti che prima non avevo mai preso in considerazione; mi ha fatto rendere conto di essere utile per il mio territorio e non solo, di essere utile alle persone che semplicemente hanno solo bisogno di una parola e di conforto.»
La carrozzina ha costituito, in qualche modo, un ostacolo per questa attività?
«Assolutamente no! Infatti collaboro tranquillamente con i miei colleghi attraverso tutte le attività di cui ho parlato prima.»
In bocca al lupo, cara E., e complimenti per il tuo impegno!
Ultimo aggiornamento: 26 aprile 2016